Stasera non esco

da

in
Ku.
Doppia vù.
E.
Erre.
Ti.
Ipsilon.

I soliti tasti di sempre. Un po’ consumati, è vero.
Mi fanno compagnia, le mie dita ormai li conoscono come fossero le loro estensioni. Non molto lontano da qui c’è gente che mi maledice per l’ennesimo bidone. “Scusatemi. Scusatemi tanto.”
Sapete come sono fatto. Troppo orgoglioso, fatalista. Allo stesso tempo cedo alle mie usuali debolezze. Vestirsi, scendere le scale, avviare la macchina: fatiche indicibili. Mi costringo a letto. Nella mia testa si formano le immagini della serata che avrei voluto vivere. Sbaglio qualche proporzione, qualche sfumatura di colore. Ma i sorrisi ci sono, e io sono addirittura ben vestito. Brillante. La solitudine nelle mie fantasticherie non mi riguarda. Il cielo e gli spazi sembrano anche più luminosi; non restano sordi e vuoti come qui.

Chiudo gli occhi nel buio.
E ritorno a vedere i lineamenti del volto perfetto. Le mie mani scivolano dai miei fianchi alle lenzuola. Accarezzo il cotone, cerco di rievocare il ricordo della pelle sotto le mie dita. Scolpisco nell’illusione della luce i contorni di un orecchio, la perfetta china di un collo, la curvatura di zigomi; provo ad immaginarmi dentro il nodo di un abbraccio, a respirare a tempo la stessa aria segreta e condivisa con lei.

Apro gli occhi nel buio.
Non mi resta che la pesantezza sulle pieghe della mia bocca. Dalla finestra entrano i sussurri della notte, e un vento stanco che non mi toglie la fastidiosa sensazione del caldo. Voci di televisione dall’altra stanza, non c’è nessuno accanto a me, e nel mio letto ad una piazza sto veramente stretto.

Mi metto seduto.
Faccio ancora in tempo a vestirmi, a scendere le scale, ad avviare la macchina. Devo solo cominciare a farlo. Gli altri sono là, a maledirmi per non essere arrivato.
Mi viene in mente che comunque non ne ho voglia, che non credo che mi serva a qualcosa. Come una zattera ritrovo l’antico pensiero che mi spinge verso questa stanza. Dove c’è una sedia, una scrivania, un monitor, la tastiera del computer: io posso scolpire questo momento.

Ku.
Doppia vù.
E.
Erre.
Ti.
Ipsilon.


Commenti

Lascia un commento