Frane informatiche e dintorni

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Spero che l’ottava re-installazione di Ubuntu sul mio scassatissimo portatile sia quella definitiva.
Non dovrei aver perso nulla, né una singola mail, né un singolo carattere True Type, né un singolo MP3. Tutto è precisamente archiviato e catalogato nel mio efficientissimo hard disk esterno (che ho ribattezzato “Filippo”, il nome più consonante alla sua intuibile marca). Ora posso tornare al lavoro e ad essere reperibile su Internet. Per il resto, in questi giorni di deriva informatica sto scoprendo Siddharta di Herman Hesse, e un mondo estremamente colorato e pittoresco sigillato ermeticamente all’interno dei miei sogni. La domanda è: come portarlo fuori?

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