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Ci si deve abituare a tagliare il cibo in piccoli bocconcini grandi al massimo quanto una falange del proprio pollice: si devono infilare in bocca uno alla volta, masticandoli dapprima con gli incisivi e poi mano a mano distribuendo il bolo verso i molari, aiutandosi con la lingua. Bisogna masticare decine e decine di volte, sentendo sfumare la consistenza del cibo negli zuccheri e negli amidi rotti dall’azione enzimatica della saliva. Si deve riuscire a deglutire senza sforzi, e il prossimo boccone va fagocitato a ingestione ultimata del precedente. Le prime volte si scoprirà che il tempo del pasto si allunga notevolmente, ma che con la bocca meno piena si parla anche un po’ di più e si gusta meglio il sapore delle cose, oltre che della compagnia di un altro essere umano. Diventa comunque necessario masticare un po’ più in fretta per non attardarsi troppo a tavola: questa maggiore stimolazione mascellare produce un massaggio alle trombe di Eustachio poste nell’orecchio interno, facilitando l’espulsione del cerume. Di conseguenza, oltre a farvi sentire meglio poiché ci si facilita la digestione, insomma, masticare velocemente piccoli bocconi v’aiuta anche a sentire meglio in generale, e questo è sempre importante nell’ascoltare qualcun altro che parla, che peraltro non dovrà sforzarsi di usare un tono di voce troppo alto, riducendo così l’inquinamento acustico. Dicono anche che sia meglio iniziare il pasto con della verdura a temperatura ambiente: essa contiene sostanze che stimolano la pepsi e danno un maggiore senso di sazietà. Ovviamente, poco tempo dopo il pasto capita di sentire un leggero appetito: è una buona occasione dunque per spezzare l’attività, e gustarsi un frutto di stagione, bersi del tè, fare due passi, sgranchirsi le ossa, ossigenare i rapporti, sorridere.
Ci sono sempre dei validi motivi per essere seri, e mai abbastanza di altrettanto validi per essere sempre seriosi rispetto al quotidiano.

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